Giorno 1: siamo in quarantena

9 marzo 2020

È accaduto.
Siamo zona rossa fino al 3 aprile.
Noi siamo abituati a questo colore, ci appartiene da sempre, l’Emilia rossa, la rossa di Maranello, il lambrusco (che in questi giorni è persino sgorgato dai rubinetti di Ca’ di Sola); poi abbiamo conosciuto le prime zone rosse con i nastri di plastica a righe diagonali, durante il terremoto della Bassa. Ora siamo confinati per arginare il rischio infettivo di questo virus sconosciuto.
Di fatto in quarantena.
Sentiamo da giorni questa parola desueta e inquietante.
Periodo di isolamento a cui sono sottoposti umani, animali o cose, specie in arrivo per vie marittime o aeree, per scongiurare epidemie.
Pensiamo alle grandi pestilenze del passato, quella del 1630 narrata ne I promessi sposi, che sembra lontana, ma che ancora fa parte della nostra vita quotidiana. Qui a Maranello, come in altri luoghi, esiste tutt’ora una località chiamata Lazzaretto, dove proprio durante la pestilenza narrata da Manzoni vennero isolati gli appestati del paese.
Fu la Repubblica di Venezia nel Quattrocento ad attuare per prima politiche sanitarie volte a evitare la diffusione dei contagi con la creazione dei lazzaretti. Pare che il nome derivi proprio dall’isola veneziana Santa Maria di Nazareth in cui fu collocato il primo luogo deputato all’accoglienza di persone, animali e merci sospette. La enne iniziale venne poi mutata in elle per sovrapposizione con Lazzaro il lebbroso resuscitato da Cristo.
Quaranta giorni di isolamento.
Forse i nostri non saranno davvero 40 giorni, forse di più o di meno.
Il numero quaranta, che per i nostri avi era un ragionevole lasso di tempo utile per scongiurare il contagio, ha però un grande significato simbolico.
Nell’Antico e nel Nuovo testamento questo numero ricorre diverse volte e ogni volta designa un periodo di attesa: sono 40 gli anni trascorsi dal popolo di Israele nel deserto; 40 giorni durò il diluvio universale; 40 giorni Mosè rimase sul monte; i vangeli parlano di 40 giorni e 40 notti di digiuno di Gesù nel deserto e per 40 giorni il Signore si manifestò ai discepoli dopo la risurrezione prima di salire al cielo. La Chiesa poi ci propone ancora oggi i 40 giorni della Quaresima che curiosamente corrispondono esattamente con la nostra quarantena. Nel 1600 vennero coniate delle monete d’argento del valore di 40 soldi dette Quarantane, 40 sono le carte di un mazzo da gioco italiano e la Smorfia, tra gli altri significati, attribuisce al 40 la noia.
Ecco, ora, la noia è un tema ricorrente nelle nostre giornate ai domiciliari, occorre mantenere la calma, rispettare quanto previsto dai vari decreti e utilizzare questa enorme quantità di tempo nel modo migliore possibile. Vediamola come un’opportunità per stare in famiglia, parlare, leggere libri, guardare film e ascoltare musica.

Io comincio proponendo di ascoltare 40 una canzone che è contenuta, nella sua versione live, nell’album Under a Blood Red Sky degli U2. Questo brano, utilizzato in passato per concludere i concerti, recita, forse non a caso, il salmo 40 della Bibbia…

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